Nella creazione di valore da parte dell’impresa la domanda di fondo non è solo circa quale impresa noi siamo, ma anche “che cosa noi rappresentiamo e testimoniamo? Quale causa noi sosteniamo?” Possiamo rendere le nostre imprese delle istituzioni umane, che servono i fini umani piuttosto che sovvertirli?
L’impresa capitalista non è un gruppo umano qualsiasi. Siamo di fronte ad un gruppo di persone capace di generare ricchezza, di rispondere a necessità sociali e di valutare le dimensioni della sua produttività.
Si tratta di un’istituzione economica, politica e morale: non è sufficiente tentare di bilanciare i differenti aspetti tra loro, ma è necessario costruire delle opzioni che sviluppino tutti e tre gli aspetti piuttosto che favorire uno rispetto agli altri.
L’impresa coinvolge insomma un ambito molto più vasto di quello che si considera “strettamente economico”. In essa gli uomini pongono le proprie capacità intellettuali e morali, la propria relazionalità, una parte della propria autostima e del proprio desiderio di realizzazione personale; altrettanto sul fronte della produzione: non emergono solo beni e servizi, ma anche conflitto o collaborazione, alienazione o identificazione.